|
|
Cassette vergini RTM
a volte ritornano...
Parliamoci chiaro: l'espressione "cassette vergini" ricorda a noi della generazione nata negli anni '60, i tempi in cui si registravano i dischi degli amici, ma anche i nostri. Lo si faceva essenzialmente per due motivi: risparmiare sull'acquisto dei dischi originali o preservare i propri, riducendone il numero di passaggi della puntina, ascoltandoli quindi in cassetta.
Ma non era solo questo; alcuni non avevano l'impianto hi-fi ed ascoltavano le cassette sui riproduttori portatili, quei piccoli registratori con la maniglia provvisti di un solo, gracchiante altoparlante monofonico. Il Walkman era di là da venire ed i portatili erano quelli. Ve ne mostriamo un esempio nella foto qui sotto, soprattutto "per chi non c'era". Non li usavano solo quelli che non avevano l'impianto in casa, ma ad esempio il sottoscritto ricorda che quando viaggiava in pullman con la classe per le settimane bianche, se lo appiccicava all'orecchio ed ascoltava la sua musica, che non poteva mancare.
Dopo qualche anno, a questi registratori/riproduttori hanno fatto seguito, direttamente dagli USA, le "Boom Box", quegli enormi apparecchi stereo che raggruppavano in un solo telaio i due diffusori, a volte anche a 2 o 3 vie, il registratore a cassette, il sintonizzatore e, in qualche caso estremo, persino il giradischi. E fino a qui abbiamo visto quale fosse, negli anni ’70, il senso delle cassette; era l’unico modo per avere la propria musica sempre con sé, occupando poco spazio. L’alternativa era la radio, ma con quella c’era poco da scegliere, almeno fino all’avvento delle famose “radio libere”.
Ed è precisamente da fine anni ’70, che mi ritrovo in casa un registratore AIWA AD-F810, un modello che all’epoca era decisamente ben quotato. Si tratta di un 3 testine, provvisto di Dolby B e C HX-Pro. E’ stato con l’avvento della variante “C”, che il Dolby applicato alle cassette è riuscito a far dimenticare le caratteristiche negative del predecessore, ottenendo l’effetto voluto: cancellare il fruscio del nastro senza il fastidioso “soffio” che accompagnava le variazioni dinamiche della registrazione. All’epoca utilizzavo questo registratore perché vivevo in Sudamerica e quando tornavo a casa a Milano per le vacanze, facevo scorta di dischi, li registravo e riempivo la valigia prima della ripartenza. Le uniche possibilità di ascolto che avevo là erano una grossa “boom box” e l’autoradio con riproduttore. Di palo in frasca: com’è che la cassetta sta tornando in auge? Qualsiasi conoscenza di economia, anche la più superficiale, ci insegna che i bisogni dei consumatori possono essere originari, se provenienti dai consumatori stessi, o indotti, se stimolati da battage pubblicitari particolarmente azzeccati. Direi che possiamo decisamente scartare la seconda ipotesi, sebbene anche la prima appaia piuttosto curiosa. Da qualche anno abbiamo assistito alla rinascita dei nastri in bobina, grazie all’abbondante offerta di registratori e di laboratori che si dedicano alla loro ricerca, restauro e conseguente rivendita. Inaspettata, a mio parere, è la domanda di cassette. Si assiste ad un fiorente mercato dell'usato, a prezzi piuttosto elevati. Inoltre, si trovano molti annunci di vendita di cassette vergini, quasi tutte provenienti da vecchi stock di magazzino. Qualche volta mi sono chiesto se davvero sia il caso di acquistare nastri che, sebbene mai usati, potrebbero aver subito i danni del tempo. Ecco quindi che, dopo aver visto una pubblicità di un’azienda francese che produce e vende direttamente i nastri, sia per bobina che per cassetta, mi sono incuriosito ed ho chiesto in prova le cassette (non possedendo un registratore a bobina, l’alternativa non si poneva). Credo esistano altri 2 o 3 produttori di cassette in Europa, ma non ho approfondito. Tra l’altro si stanno rimettendo in produzione anche cassette pre registrate e mi pare che TEAC abbia tuttora in produzione una piastra a cassette. Ne avrei approfittato per rimettere in marcia il mio AIWA, al quale qualche anno fa avevo fatto sostituire una cinghia “cotta” dal tempo, e che da allora avevo usato solo per testarne il funzionamento. Arrivate le cassette in pochi giorni, si è posto il problema del collegamento del registratore al mio amplificatore integrato, che non è dotato di ingresso/uscita tape monitor. La soluzione si è rivelata essere, grazie alle 3 testine e quindi alla funzione tape/monitor presente sul registratore, quella di collegare direttamente le uscite del lettore digitale Yamaha CD-S3000 all’ingresso del registratore, e le uscite di quest’ultimo ad un ingresso dell’integrato. E’ stato sufficiente, per la comparazione diretta necessaria alla regolazione del bias presente sul registratore (ve lo ricordate, vero, che i nastri all’Ossido di Ferro hanno bias diversi a seconda delle formulazioni dei produttori?), parificare i livelli di uscita col rumore rosa, tra le funzioni monitor e tape. Operazione utile anche per la comparazione dei segnali tra ascolto diretto dei CD ed ascolto della registrazione. Bene, la regolazione che ad orecchio mi è parsa più corretta ha visto il bias a -12 dB. Una curiosità, della quale non ho mai sentito parlare prima d’ora: registrando un SACD, l’ascolto era inaspettatamente pessimo. Chiuso in alto e indecente anche in gamma media, come se le testine fossero disallineate rispetto al segnale prima registrato. Sono tornato al CD e tutto si è sistemato. Mi ci sono rotto la testa per un bel po’, prima di arrivare, più per caso che per mia conoscenza (anche perché sono passati decenni e la memoria funziona sempre meno bene), al filtro MPX (Multiplex) presente sul registratore. Questo filtro veniva utilizzato per escludere la portante in alta frequenza dei segnali in FM, che interferiva col sistema Dolby di riduzione del rumore. Per qualche motivo che mi è sconosciuto, qualcosa nel segnale del Super Audio CD, disturba la registrazione, ed il problema si risolve brillantemente inserendo il filtro MPX, che invece non serve coi CD. Quindi, sappiate che se dovete registrare un SACD col Dolby (B o C non fa differenza), dovete attivare il filtro MPX. Non tutti i registratori vi permettono di farlo, ma credo che quelli sprovvisti di questa opzione lo montino di serie. Qualche prova veloce mi ha suggerito che picchi fino a +10 dB non abbiano prodotto distorsioni udibili, e quindi ho preferito utilizzare buona parte della dinamica offerta da questo tipo di nastro. Se ricordo bene, ma potrei sbagliare, i nastri al Cromo avevano una capacità di saturazione più ridotta. Alla fine, dopo aver perso un po’ di tempo a preparare il tutto, ho preso alcuni CD e SACD, e ne ho registrato qualche brano riempiendo una C60. Poi, perché non rimanessero dubbi su quale elettronica incidesse effettivamente sul suono, ho ricollegato il lettore digitale direttamente all’amplificatore. In pratica, la funzione di tape/monitor del registratore è stata utilizzata come controllo, mentre per gli ascolti comparativi la sorgente è passata solo dai circuiti dell’amplificatore. Come si sente? Cominciamo col dire che dovete scordarvi i pessimi ascolti dell’epoca, delle cassette pre registrate. Quelle erano pressoché inascoltabili, per 3 motivi principali: pessima qualità dei nastri impiegati, la folle velocità di duplicazione ed il costante disallineamento tra le loro testine e le nostre. Del resto, sappiamo bene che non nascevano per essere ascoltate con impianti di alta qualità. La sorgente per eccellenza era il disco. Qualcuno usava i nastri su bobina, ma erano una sparuta minoranza. Se registrate un nastro attuale, col bias correttamente tarato, sentirete qualche differenza rispetto all'originale, che però è decisamente inferiore a quella che potreste sentire ad esempio cambiando i vostri diffusori. Non so se mi spiego: il suono è diverso, ma non necessariamente peggiore. La pastosità dell’analogico che riuscite a sentire quando ascoltate le bobine, è presente anche qui. Non sono tutte rose e fiori, come per tutte le cose. Ho notato per esempio una certa instabilità nelle note lunghe di pianoforte, cosa alla quale sono particolarmente sensibile (anche un LP eccentrico presenta questo problema). Se sia colpa del nastro o del registratore è difficile da stabilire, ma sappiamo da sempre che un po’ di wow & flutter è intrinseco in questa tecnologia, che usa una velocità di scorrimento del nastro piuttosto bassa. Cosa dire della dinamica? E’ leggermente ridotta, ma molto meno di quanto mi aspettassi. Evidentemente la qualità di questi nastri è tale da sopportare variazioni di segnale abbastanza ampie da non far rimpiangere altri supporti. Estesa la risposta in frequenza, che non ha nulla da invidiare al CD, per quanto riguarda la gamma udibile, anche nelle armoniche più alte. Benissimo anche il basso, che ha fatto andare il subwoofer con autorità, malgrado il taglio a 40 Hz. In conclusione, mi tocca smentire tutti quelli che “il supporto cassetta non è hi-fi”, perché semplicemente non è vero. Bisogna avere una discreta macchina per registrarle. Circa la qualità di quelle pre registrate nel mercato attuale, non vi so dire nulla. Operazione nostalgia? Si, certo, può darsi. Il fascino del nastro, che per svariati decenni è stato l’unico modo per catturare la musica a livello professionale e amatoriale, è eterno. Personalmente, sono rimasto piacevolmente stupito da ciò che ho ascoltato, che è andato oltre le mie aspettative. La memoria gioca spesso brutti scherzi, nel bene o nel male. Evidentemente, tra i nastri in bobina da ½ pollice (senza arrivare ai 2 pollici dei nastri professionali) e quelli delle audiocassette, ci sono ampie differenze qualitative, ma le cassette hanno il vantaggio di non svuotarvi il portafoglio, riportandovi anch'esse indietro nel tempo e offrendovi ascolti più... umani? Prova divertente, dovreste farla anche voi. Angelo Jasparro Produttore: RTM Industries Prezzo a Luglio 2023: euro 18,75 la confezione da 3 pz C60 |